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Sergio Givone, il grande pensiero estetico a Sophia 2019

Arte e pensiero, letteratura e filosofia, metafisica ed estetica: Sergio Givone, uno dei più affezionati e amati protagonisti di Sophia, torna per la quarta edizione per affrontare il tema del tempo

Sergio Givone

Se volessimo, potremmo aprire direttamente con una chiosa che oggi suona fin troppo scontata: non c’è bisogno di presentazioni. Non per Sergio Givone, tra i pensatori e gli studiosi più influenti di questi decenni a cavallo del millennio. Professore emerito di Estetica all’Università di Firenze, allievo del grande Luigi Pareyson, autore di numerosi testi che spaziano dall’estetica all’ermeneutica, da Dostevskij a Blake, dal romanticismo all’età contemporanea. Estetica, disciplina comunemente identificata come filosofia dell’arte o del bello, ma che nel suo etimo rimanda direttamente al senso e alla sensibilità (aisthesis è la “sensazione” in greco); giovanissima se si pensa che la sua origine formale è settecentesca, ma che di fatto è esistita sin dalla classicità. Estetica, diciamo, ma non solo, perché Givone si è occupato di nichilismo (Storia del nulla, 1995), il tema della prima edizione di Sophia, di metafisica, di storia della filosofia, di ermeneutica ed oltre. Recentissimo il suo Sull’infinito (Il Mulino, 2018), mentre il tema del tempo riecheggia nel suo Non c’è più tempo (Einaudi, 2008). Grande amico ed affezionato del festival, lo ha accompagnato sin dall’edizione d’esordio, riscuotendo un enorme successo di pubblico, soprattutto tra i giovani, per la limpidezza, l’efficacia e le suggestioni delle sue lezioni, che hanno passeggiato letteralmente per tutta la storia della filosofia occidentale.

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