SERGIO GIVONE

Laureatosi a Torino con Luigi Pareyson, attualmente  è ordinario di estetica alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, della quale è stato anche Prorettore. Ha insegnato in diverse università italiane, tra cui Perugia e Torino. Collabora con alcune testate nazionali, come Repubblica e Micromega. Ha affiancato all’attività di filosofo anche quella di romanziere. Dal 2012 è stato Assessore alla Cultura della città di Firenze. Il suo pensiero si è sviluppato a partire da un’originale interpretazione della lezione ermeneutica ed esistenzialista (soprattutto di Nietzsche, Heidegger e Pareyson). Fondamentale, per la sua opera, è una concezione della filosofia come un discorso che trova i suoi contenuti fuori di sé: nell’arte, nel mito, nella rivelazione religiosa. Il pensiero di Givone vuol dunque essere interpretazione in atto di quei testi in cui arte e religione chiamano in causa la filosofia; per questa via egli è tornato a interrogarsi sulla portata del romanticismo, riconoscendo in quel movimento l’origine storica di una problematizzazione del valore di verità dell’esperienza estetica, che ancora oggi appare densa di implicazioni e tutt’altro che esaurita. Givone, infine, trova un punto di convergenza di arte e religione nella nozione di “pensiero tragico”: con questo termine egli non intende ripristinare una visione eroica o patetica dell’esistenza, che non può più essere nostra, ma sottolineare l’attualità di un pensiero che non arretra di fronte al carattere irriducibilmente enigmatico dell’essere e dell’esistere.
Autore di una bibliografia che copre cinquant’anni di ricerche e di studi, tra le sue opere si ricordano La storia della filosofia secondo (Mursia, 1972), Storia dell’estetica (Laterza, 1988), Storia del nulla (Laterza, 1995 Non c’è più tempo (Einaudi, 2008), Metafisica della peste. Colpa e destino (Einaudi, 2012), Luce d’addio. Dialoghi dell’amore ferito (Olschki, 2016) e Sull’infinito (il Mulino, 2018).